DEGNIDINOTA – july 2011
Tenedle ha buon sangue, sulle prime note di Hikikomori tra elettronica leggera e voce flautata cantautorale vi ricorderà qualcosa come Nicolas Godin e Jean-Benoît Dunckel degli Air ma con una voce non distorta dai rimaneggiamenti al computer.I patterns elettronici ci sono e sono sullo sfondo, ma in superficie sono costanti una voce da cantautore e vari elementi di tradizione da recuperare pian pian tra happening e sorprese dietro l’angolo.
Ma andiamo con ordine: c’è qualcosa che vi ricorderà gli anni ’80 in questo Grancassa, più che una dichiarazioni d’intenti è un DNA: Tendle al secolo Dimitri Niccolai era parte integrante nella new wave fiorentina con la band Laughing Silence nata a metà degli anni ’80. La sua carriera solista, non è da meno, agli esordi se ne erano già accorti Renato Marengo e Michael Pergolani su Radio Demo.
Tenedle arriva alla sua sesta fatica discografica: un concept album sulla solitudine che chiude una stagione di concept cominciata con l’album Luminal sul tema della follia.
Tra psycosound e intuizioni cantautorali un mucchio di brani che sanno dove la strada porta, sanno cioè ‘mettere una buona parola’ alla solitudine quasi intessendo un dialogo con ‘i solitari’: come manifesto si possono prendere versi come questi: ‘Ogni cattivo pensiero è un mostro/ prende la forma che tu gli vuoi dare/ sentirsi soli è una brutta scusa/ non si abbandona così ciò in cui credi.
Tenedle si immerge in una parete mentale che parte con l’elettronica e i sussurri vocali di Hikikomori: la figura dell’adolescente giapponese rinchiuso in eremitaggio nella sua stanza con la realtà virtuale come unica via di fuga.
Tenedle sa controllare bene il tutto, i dosaggi musicali, emotivi, i groove: è uno stile eterogeneo e consapevole: disco che parla di solitudine ma senza mai perdersi nel vuoto del baratro, sempre con appigli per risalire e uscire dal tunnel a livello di ricerca mentre il campo empirico della musica si muove tra savoir faire e consapevolezza musicale che sa farsi sempre ballabile e orecchiabile in continua evoluzione: evoluzione perché a mano a mano che il disco prosegue si aggiungono ai pattern la tromba jazzy di Rocco Brunori e le voci femminili di Marydim, Vanessa Tagliabue e Silvia Vavolo. Effetto terapico nei testi, eleganza nei suoni tra vari abiti che cadono a pennello tra delicatezza, estrosità e infinite gradazioni intermedie.
Brano principe di tutti questi elementi è Ideale (da cui provengono i versi citati qualche riga prima). In questa dolce marcia contro la ghettizzazione mentale, si procede anche su tinte più marcate ed elettroniche e virtuosismi alla tromba in versione di critica sociale: ‘come è facile educare con il Napalm’ in In Una Catapulta. Il disco riesce ad alternare con continuità tinte rarefatte come la suggestiva Sta Accadendo, brano di rinascita, al groove tutto da hit di La Cura Del Suono,brano di punta di questo disco all’insegna dell’ elettronica ballabile. Siamo in fase discendente, ci si mette poco a familiarizzare con lo stile di questo disco subito friendly che in Maledizione sperimenta una chiave blues innovativa. Più dark sono invece le tinte grottesche di Boomerang e Hai Fai.
Tutta da scoprire è Grancassa, esecuzione strumentale che dà il titolo all’album e inaugura una manciata di canzoni più radicalmente electro come La Spiaggia o Le Cose Infinite, con tanto di tromba malinconica che richiama un glam rivisitato.
‘ Sono egocentrifugo ma non sono il vostro caso clinico, sono un dinosauro ma non mi sono mai estinto’ è la bandiera di Egocentrifugo che con Feedback è un cantico agrodolce che in chiusura spezzano il cerchio della grancassa della solitudine.
E’ un disco capolavoro: non gli manca nulla, l’esperienza, la capacità eclettica, la personalità e i contenuti. Il corollario di presupposti è sapiente e intelligente, ma Dimitri Niccolai ha anche la sapienza di collaudare tutto in un liquido fluido capace di creare un disco a più livelli: bello per il suo cantautorato ricco e profondo ma anche leggero, ballabile, appetibile ad un primo ascolto.
Niccolai – che vive a metà strada tra la culla new wave fiorentina e l’Olanda – sa crearsi il suo recinto creativo inconfondibile: la sua voce sottile e ficcante che nuova tra nuovo e tradizionale. Nessuna somiglianza particolare, è proprio lui, è il suo mondo, è Tenedle e vi piacerà un sacco.
2010 – U.d.U. Records/ New Model Lab_
di Chiara Marra
http://degnidinota.splinder.com/post/24890509/tenedle-grancassa
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