1. Vulcano è un disco di mutazione rispetto a Grancassa, l’elettronica è meno protagonista e passi ad equilibri più cantautorali anche se, almeno inizialmente c’è un filo conduttore: testi ispirati ad una ‘terapia del dolore’ contro i mali della psiche e della bestialità umana, argomento che è uno dei tuoi assi portanti, spiegami….
E’ sempre difficile per me sapere a che punto sono (“Voi siete qui” lo dice chiaramente) e non so se Vulcano sia una transizione rispetto a Grancassa o viceversa, la mia idea di musica è di provare a non fare mai due dischi uguali e ne ho in mente almeno un altro paio (dopo non so). Trovo Vulcano un lavoro “completo” perchè esprime le mie anime, suona bene ed è più essenziale dei precedenti, quindi direi il punto zero per esperienza, e sono soddisfatto del risultato, ho cercato di esprimere cose forti che sto vivendo con concetti semplici e da “lontano” in ormai totale contrasto con quasi tutto il modo di vivere dell’uomo sul pianeta oggi. Non so a che punto sono ma era necessario fare questo disco ora.
2. La qualità vocale di questo disco ti riporta ad influenze più italiane, da Battiato ad Alberto Radius, fino, oserei dire a qualcosa alla Alan Sorrenti e a un free jazz ispirato ad atmosfere come quelle dei Custeau, come è nata questa ricerca che passa attraverso il trombettista Bert Lochs, della vocalist Faith Salerno e del bassista Jos Caspers?
Bert ha dato assolutamente l’impronta che tu definisci free jazz al disco, se senti i brani senza il tuo intervento (che sono in teoria comunque finiti) il disco è molto più vicino ai miei lavori precedenti, la differenza (e la volevo, dopo aver conosciuto e ascoltato I dischi di Bert) l’ha davvero fatta lui. Faith è una giovanissima cantante napoletana al debutto discografico ma con un futuro davanti, se vuole, può fare tanto nella musica, ma è un’artista e ha bisogno di libertà, sono contento di averla coinvolta. Jos Caspers è un amico olandese con cui condividiamo I gusti musicali in modo spaventosamente simile, suona il basso e altri strumenti in modo egregio ed è un’ottimo specchio. Sulla mia voce, credo I dischi migliorino perchè dedico più tempo alla registrazione. Oggi però il momento in cui la mia voce rende meglio è durante i concerti, lo studio mi inibisce sempre un po’ anche se è il mio. Di Battiato vorrei ereditare il pubblico e le orchestre, è un maestro lo è stato per tutta la mia e le generazioni successive. Paragoni anche lontani con lui sono grandi complimenti.
3.Brani come La Stella Popolare e Amore Da Un Altro Mondo, sono le tracks più peculiari di questo disco. Un cambio di stile, o sbaglio?
Secondo me no, non del tutto almeno, proprio “Amore da un altro mondo” sarebbe potuto stare benissimo in “Grancassa”. La direzione quasi “Motown” della tromba è tutta colpa di Bert, il resto è “tenedlismo” puro, elettro-pop …. “La stella popolare” è un brano che ho sognato e che sono riuscito a ricordare appena sveglio, mi era successo solo con “L’ora di ricreazione”. Avevo in testa questa frase su “la copia della realtà” e il motivo ed ho scritto ripetendola come una specie di mantra. La
chitarra (che fa il basso) ha un suono molto “Alter” (la mia inseparabile Telecaster del 1978) ed è una ballata, secondo me comunque molto “mia”…. Sono d’accordo
con te ma più su altri pezzi, dove ho creato suoni per le ritmiche in modo nuovo dai precedenti dischi, mi riferisco a “Voi siete qui”, “Pow wow”, “Canzoni che fanno male”, ecco forse li c’è un nuovo corso o qualcosa che in futuro avrò a disposizione….
4.Quanto alla tua vita on stage che ti porta tra l’Italia e l’Olanda, per i tuoi concerti del 2014 hai deciso di partire da Catania attraversando poi Amsterdam, Firenze, Lussemburgo, Utrecht, Leeuwarden, Noordwijk giusto per citarne alcune tappe, come mai la decisione di partire dalla Sicilia?
Magari potessi decidere dove e come, tutta questa scelta su dove fare i concerti purtroppo non c’è, è una fatica immensa riuscire a mettere su live dove poter esprimersi con la tecnica giusta, lo spazio e con la giusta attenzione. Ormai seleziono molto e suono quasi solamente in luoghi che lo permettono. La possibilità di partire da Catania era per un album che si intitola “Vulcano” una cosa imperdibile ed ho avuto l’onore di rientrare nella programmazione della prestigiosa stagione concertistica diretta da Giulia Gangi che mi ha invitato a presentare il disco al Tearo Musco, ai piedi dell’Etna. Esperienza fantastica, teatro pieno gente entusiasta. Situazioni che ti viziano.
5.Quanto alla tua stimolante vita artistica in Olanda, come procede il fermento dei paesi bassi sull’influenza della tua way of life da musicista. Cos’ha questa realtà che in Italia manca e, viceversa, cosa fa di te, musicista fiorentino un personaggio musicale originale nella loro scena artistica?
Non è un buon periodo per la musica, e non lo è neppure qui in Olanda,i Talent show ormai anche qui spopolano (o sono nati qui?) sono il simbolo della globalizzazione e dell’appiattimento e della mediocrità musicale che si vuol diffondere. La musica (anche quella brutta per fortuna) fa fatica…. Detto questo in Olanda c’è ancora una cultura che individua nell’artista un elemento che nella società ha un ruolo importante, quantomeno utile e c’è spazio per lavorare in equilibrio tra calma e follia, ottimale per la (mia) creatività.
Personalmente trovo più stimoli nella società, per la strada o sui media che non da una scena musicale o artistica onestamente buona ma non esaltante, troppo americanizzata (country, rock, blues), più interessanti per me sono il Belgio, la Francia e la Germania se parliamo di generi musicali e una cultura mittle-
europea, sempre musicale, a cui appartengo. Credo comunque che il mio vero pubblico dovrebbero essere i miei connazionali, ma lasciamo perdere. Come vedi continuo a pubblicare nella nostra bellissima lingua e in un paese multilingua come questo, la cosa è meno difficile che in altri. Qui piace sentir cantare in italiano anche se a volte è dura spiegargli che si fanno anche altre musiche da noi….
6.Oltre alla musica sei sempre stato attivo in altri progetti collaterali, dalla pittura alla sperimentazione teatrale. Su questi fronti stai bollendo qualcosa in pentola?
Dedico sempre più attenzione alle immagini, tanto che se e quando rifarò qualcosa di mio per il teatro, saranno elementi scenici sicuri oltre alla musica. Trovo immagine e musica una splendida coppia, che spesso ti toglie l’imbarazzo della parola. Intanto ho appena collaborato scrivendo musiche per uno spettacolo che verrà messo in scena in Italia quest’estate, si chiama “Mi Rammento” per la regia di Daniele Lamuraglia del Teatro del Legame. Idee ce ne sono, il teatro ha bisogno di ancora più fondi della musica però ed io ho trovato con le mie performance anche quella parte di teatro che ogni tanto mi manca.
7.Facendo un bilancio su Vulcano non si può che dire che sia un disco più intimo. Stai cambiando pelle o vuole essere una parentesi?
Non credo di poterti dire cosa farò, non credo di poter capire la differenza o la direzione rispetto al passato, so solo che Vulcano è un disco diverso dai precedenti e questo mi ha convinto a pubblicarlo. Io considero ogni mio lavoro legato se non al precedente alle altre esperienze e ripeto, per me l’importante è cercare di non fare mai dischi uguali, ho già spiazzato molte persone, ricordo alcuni giornalisti che ora mi conoscono bene vennero traumatizzati (e non negativamente) da Alter, dopo Luminal, ma io sono cosi, il giorno che non sentirò di fare un disco diverso cambierò disciplina, non potendo per natura, cambiare professione. Per ora comunque “Vulcano” c’è la performance, ci sono date in calendario e ce ne saranno altre per un bel po’, ho trovato una formula dal vivo che mi permette di creare un ponte con tutto il mio repertorio e che secondo me mostra alla fine una certa coerenza.
di Chiara Marra http://degnidinota.blogspot.it/2014/05/tenedle-vulcano.html